Che dici, o parola del Saggio?
Gabriele D’Annunzio
Che dici, o parola del Saggio?
“Conviene che l’anima lieve,
sorella del vento selvaggio,
trascorra le fonti ove beve!”
Io so che il van pianto mi guasta
le ciglia dall’ombra sì lunga.
O Vita, e una lacrima basta
a spegner la face consunta!
Ben so che nell’ ansia mortale
si sfa la mia bocca riarsa.
E un alito, o Vita, mi vale
a sperder la cenere scarsa!
Tu dici: “Alza il capo; raccogli
con grazia i capelli in un nodo;
e sopra le rose che sfogli
ridendo va incontro all’ Ignoto.
L’amante dagli occhi di sfinge
mutevole, a cui sei promessa,
ha nome Domani; e ti cinge
con una ghirlanda più fresca.”
M’attende: lo so. Ma il datore
di gioia non ha più ghirlande:
ha dato il cipresso all’ Amore
e il mirto a Colei ch’è più grande,
il mirto alla Morte che odo
rombar sul mio capo sconvolto.
Non tremo. I capelli in un nodo
segreto per sempre ho raccolto.
Ho terso con ambe le mani
l’estreme tue lacrime, o Vita.
L’amante che ha nome Domani
m’attende nell’ombra infinita.
L’amante che ha nome Domani
m’attende nell’ombra infinita!